sabato 11 luglio 2020

"Il seme e i terreni dove nasce il Regno"


Quindicesima domenica del tempo ordinario anno A

 + Dal Vangelo secondo Matteo

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».
Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno».

Letture:  Is 55,10-11    Sal 64    Rm 8,18-23    Mt 13,1-23

Commento: Quanto l’insuccesso può renderci insicuri di quello che stiamo vivendo e realizzando con fatica e sacrificio? Se i nostri progetti, mirati al bene comune, non vengono accolti, snobbati a volte derisi, il risultato può essere un ripensamento dubbioso sulla validità o meno della nostra azione. Questa esperienza l’ha provata anche Gesù che nella sua motivata scelta del Regno, cerca con parabole di incoraggiare i suoi discepoli che probabilmente cominciano a dubitare. In questo brano evangelico emerge chiaramente il conflitto che nasce tra fede e incredulità, tra accoglienza della Parola-seme o l’indifferenza ad essa e al messaggio di luce e vita del quale è portatrice.

Dalla spiegazione che Gesù propone verso la fine del brano, è chiaro che il seme è la Parola di Dio che viene seminata, gettata in abbondanza in tutti i terreni. La Parola è per tutti! Nessuno è escluso dall’ascoltarla, ma il suo seme deve essere accolto, custodito, assimilato, fatto germogliare e fruttificare, è altrettanto chiaro allora che non è solo questione di seme buono, qui ci vuole anche il terreno che sia fertile, pronto per accogliere il dono del seme buono.


Come per il seme gettato senza misura in ogni terreno, anche l’annuncio del Regno di Dio oggi incontra difficoltà, incontra indifferenza, resistenze varie, anche ostilità esplicita. Gli sforzi che si fanno per annunciare oggi il Vangelo nelle nostre comunità a volte sembrano proprio del seme gettato al vento per niente, portando la delusione dei seminatori che ce la mettono tutta per fare bene il loro lavoro. Il Signore Gesù, che ha sperimentato sulla sua pelle questa difficoltà ci incoraggia allontanando ogni perplessità mostrandoci e insegnandoci lo stile di Dio, che nella debolezza e semplicità del suo seme può superare ogni aspettativa. Il suo agire non si manifesta nell’abbandonare la semina, evitando così gli ostacoli, bensì nel continuare a donare in abbondanza con generosità la sua Parola perché tutti ne possano beneficiare.


La Parola di Dio è Gesù, è Lui da dover accettare e accogliere nella nostra vita perché anche noi a nostra volta possiamo diventare “Parola vivente”, “seme buono” gettato per tutti. Non siamo solo “terreno” siamo chiamati anche ad essere “seme di Dio” che da frutto abbondante perché il regno sia presente ancora anche in questo tempo di insicurezza e difficoltà, tempo dove l’etica e la giustizia, la solidarietà e il bene comune sembrano solo belle parole delle quali si abusa, solo con l’obiettivo di attirare un po’ di consenso dall’opinione pubblica e crearsi una immagine di perbenismo solo di superficie.


Noi cristiani di oggi, siamo anche i seminatori del Regno tanto quanto siamo terreno che accoglie e seme che fruttifica. Dovremo essere coscienti che ogni terreno in origine è buono! Ogni terreno ha la possibilità e la potenzialità di essere fecondo. I nostri nonni ci potrebbero insegnare che ogni terra può essere feconda solo se curata a fondo con amore e dedizione. Il campo può dare il suo raccolto solo se bonificato, dissodato, arato e fresato, in fine seminato a dovere e poi seguito, coltivato e irrigato. Il cristianesimo oggi non vale niente se non tiene conto di tutto questo lavoro di preparazione e cura di ogni terreno che è simbolo di tutti quei fratelli e sorelle che si sono allontanati dalla chiesa, che non credono più, che non conoscono il Cristo, sono coloro che in passato non sono stati accolti e curati con amore e amicizia.


Prima di essere seminatori occorre essere “terreno buono” e lo si diventa se ci si lascia coltivare e preparare dalla presenza amorevole di Gesù, Parola del Dio Vivente. Se ci si concentra sulla presenza viva del Signore e l’ascolto del suo messaggio, lasciandoci guidare a scoprire la volontà di Dio, ecco che noi possiamo essere liberati dalle preoccupazioni del mondo che sono le ricchezze, il guadagno e il solo bene personale, dalla paura della morte che porta via tutte queste cose. Comprendendo la sua Parola si diventa presto “seme” che affidato alle mani del Seminatore viene dato in abbondanza senza misura. Per arrivare in fine ad essere “seminatori”, gente che nell’annunciare il Vangelo sa avvicinare, incontrare, ascoltare e dare amicizia ai fratelli e sorelle per curare in loro il desiderio di incontrare il Cristo che completerà in loro la sua semina di vita.

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