venerdì 22 maggio 2020

"Riscoprirci come Dio ci vede"



Ascensione del Signore Gesù


Letture: At 1,1-11   Sal 46   
Ef 1,17-23   Mt 28,16-20






Commento: È bello, seppur in forma ristretta e limitata, ritrovarci a celebrare l’eucarestia dopo un interminabile tempo di “confino” nelle nostre case. A noi tutti è mancato certamente l’incontro con Gesù eucarestia, ma penso che questa esperienza, rivestita di nostalgia, ci abbia fatto capire anche e soprattutto, quanto ci è mancato e quanto importante sia l’incontro con le persone, con i fratelli di fede.
In realtà è di questo che abbiamo nostalgia. Io ho una figlia che vive a Roma, l’ultima volta l’ho vista risale a dicembre scorso, non sapete quanto mi manca il riabbracciarla, e vederla qualche volta in video chiamata non mi basta più. Ci sono mancati i semplici gesti dell’accoglienza come la stretta di mano, gli abbracci affettuosi che dicono vicinanza e amore. Il virus ha messo in luce la vulnerabilità della nostra condizione, delle costruzioni sociali, politiche, economiche, costruite su un certo modo di concepire la realtà, mettendoci sotto gli occhi quello che papa Francesco ripete da tempo: quanto sia indispensabile la globalizzazione della solidarietà e della cura reciproca.

Riscoprirci come Dio ci vede e ci vuole, ossia un’unica famiglia umana, figli suoi, sue creature. Ciò che è vero a livello mondiale, lo è ancora di più nelle nostre famiglie e comunità. Nei momenti di prova riscopriamo quanto sia indispensabile, e per nulla scontato, sapersi aiutare e sostenere a vicenda.
Penso a quelle famiglie che non hanno potuto abbracciare e salutare, per l’ultima volta in questo mondo un caro famigliare, privati del conforto sacramentale e degli affetti, lo hanno dovuto vedere scomparire dalla vita, e improvvisamente è diventato invisibile ai loro occhi; come Gesù alla vista dei discepoli sul monte.
Abbiamo capito allora, che una eucaristia senza incontro con i fratelli nella vita, rimane un rito sterile e che Cristo è presente si nell'eucarestia sacramentale, ma vive e cammina nel mondo con le nostre gambe; benedice, abbraccia, accoglie, accarezza e consola con le nostre mani; intercede e prega con il nostro cuore e le nostre labbra.
E Lui stesso che ce lo ricorda: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni”. Se Gesù è con noi in ogni momento, allora dovremmo cercare di crede più fermamente nella sua promessa e di renderlo presente così, in una stretta relazione personale con Lui per condividere la sua missione. Infatti Gesù non è salito al cielo per dirci che la sua missione è finita, ma per dirci che ora tocca a noi continuarla.

Cosa dice ancora a noi l’Ascensione di Gesù? Afferma che ogni nostro gesto, ogni nostra premura, ogni nostro sacrificio vissuto per gli altri, in favore degli altri nel nome di Cristo è scritto in cielo, manifesta a tutti la sua presenza amorosa tra gli uomini e testimonia che c’è una vita che può essere vissuta diversamente da quella che vediamo in tv o nei giornali, o che viviamo con fatica quotidianamente. Una vita spesa nell'umile e provvidente dono di noi stessi, cambia il mondo, cambia le relazioni, cambia i rapporti, cambia le persone, cambia il pregiudizio, l’ingiustizia, cambia profondamente il nostro egoismo tramutandolo in solidarietà e vicinanza a qualsiasi persona incontrata; perché si possa prima o poi capire che la vita è un dono che è dato a tutti e nessuno può vantare diritti maggiori di altri.

Ci uniamo allora alla preghiera di benedizione di San Paolo nella seconda lettura che chiede per noi la pienezza dello Spirito con queste consolanti parole: “il Padre della gloria vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati …”.
È quello che, spero, ci auguriamo reciprocamente. Buona ripresa e buona vita.

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