martedì 20 ottobre 2020

"Coscienza e libertà"

29a domenica ordinario A

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Letture: Isaia 45, 1.4-6  Salmo 95   1Ts 1,1-5  Vangelo Mt 22, 15-21

Nel Vangelo di questa domenica, abbiamo Gesù che affronta un’ulteriore disputa con due dei più importanti gruppi politici del suo tempo. Farisei ed erodiani, si odiavano a morte, infatti i farisei ritenevano l’occupazione romana un castigo di Dio; gli erodiani invece, che sostenevano e servivano Erode, il re fantoccio voluto dai romani, accettavano l’occupazione come una benedizione.

Gli fanno una domanda: “E’ lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?” La risposta di Gesù è inattesa, spiazza letteralmente gli interlocutori. Gesù risponde sottraendosi alla logica dello schieramento. Non è una risposta evasiva, tanto meno sfugge al dilemma, ma sposta il discorso all’origine della vita dell’uomo, la dove si trova il centro propulsore, ossia la giusta concezione del dipendere da Dio e, quindi, la giusta libertà di fronte a chi rappresenta lo stato, o comunque il potere costituito.

Gesù non mette Dio e Cesare sullo stesso piano, la sua attenzione si concentra sulla preoccupazione di salvaguardare in ogni situazione politica, i diritti di Dio Creatore. Per Lui i diritti di Dio coincidono con i diritti dell’uomo, la causa di Dio è la causa dell’uomo ferito, maltrattato, sofferente, inerme, ultimo. Questo significa che affermare il primato di Dio è la radice della dignità dell’uomo e della libertà di coscienza.

Per Gesù non è importante entrare nel merito della legittimità o meno del rapporto che si ha con il potere politico, ma ci indica quale deve o dovrebbe essere il comportamento del cristiano di fronte allo stato. Gesù non ci dice che lo stato, inteso come amministrazione, non debba reclamare ciò che gli spetta, (che poi se guardiamo bene, non spetta all’amministrazione in se, ma spetta a tutti i cittadini…) Gesù aggiunge una cosa importante, ossia: lo stato non può erigersi come valore assoluto: ogni potere politico, che sia formato da cristiani o non cristiani, non può attribuirsi diritti che sono solo di Dio, non può sostituirsi alla coscienza degli uomini. 


Cosa vuol dire “Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Il potere di un re è delimitato solo ai territori dove la sua moneta circola. (indovinello) Se l’immagine sulla moneta è di Cesare … Chi è l’immagine di Dio? L’uomo!

Compito di ogni istituzione allora è si di governare ma farlo in modo che si possa restituire a Dio l’uomo stesso, la sua immagine, e restituirlo come Lui l’ha pensato, ossia: lo ha pensato come figlio, libero, rispettato, lo ha pensato amato e non calpestato.

L’uomo oppresso, l’uomo abbandonato, l’uomo offeso, l’uomo ingannato, non è l’immagine da restituire a Dio. E noi, nei nostri ambiti? Famiglia, associazioni, Chiesa, quale immagine stiamo restituendo a Dio?

Il Vangelo ci ricorda che se il potere di Cesare si estende fin dove arriva la sua immagine, cioè la sua moneta, anche quello di Dio si diffonde in ogni realtà voluta da Dio, compresa quella politica, in cui vive e opera la sua immagine: l’uomo. La coscienza allora, dell’uomo politico, dovendo amministrare la vita di tanti suoi simili, non risponde delle proprie azioni soltanto davanti agli uomini, ma per il Vangelo, soprattutto davanti a Dio.

Dal primato di Dio deriva la superiorità dell’uomo su ogni istituzione, compreso lo stato: non è lecito sacrificare l’uomo alla ragion di stato.

 

 

 

 

 

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