28a domenica ordinario
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Letture: Is 25:6-10 salmo 22 Fil 4: 12-14.18-20 Mt 22: 1-14
Commento:
La Parola di Dio ci indica una strada di condivisione,
di speranza, di gioia, di festa. Le promesse di Dio si realizzano attorno ad un
evento futuro che la nostra fede ci fa sperare, che si fonda su l’impegno e la
promessa di Dio. Una festa di nozze
per ognuno di noi. Le nozze, sappiamo, sono il segno per eccellenza di gioia e
redenzione che Cristo ha rivelato.
Egli stesso è venuto nel mondo per unirsi alla sua
sposa l’umanità, sposando la nostra natura umana prendendo un corpo di carne,
ossa, sangue, in un modo così intimo e nuovo da poter parlare del rapporto tra
Dio e l’uomo come di uno sposalizio, del quale gli sposi, ricordiamo, sono
segno visibile agli occhi di tutti. S. Paolo a proposito, dice del matrimonio
cristiano l’essere un “grande mistero”,
una realtà così bella e profonda proprio per il fatto di avere per modello il
rapporto sponsale appena ricordato, tra Gesù e la sua Chiesa.
L’annuncio continua nel brano del Vangelo, dove
troviamo un’altra parabola di Gesù, che riprende l’immagine della festa di
nozze della lettura di Isaia. Siamo noi gli invitati alle nozze, siamo noi i
raccolti ai crocicchi delle strade, buoni o cattivi, siamo noi. È una festa
nella quale il Signore elargisce i suoi doni, ma non ce li porge restando sulla
porta, magari semi aperta per paura di fare entrare lo sconosciuto, no, Lui ci
fa entrare in sua compagnia.
I doni di Dio sono soprattutto spirituali, ma fatti di
carne ed ossa. I doni di Dio esigono però una disposizione interiore per essere
da noi accettati. Infatti non si può dare per forza un dono a chi non lo
apprezza. Anche noi, non parliamo di cose serie con chi sappiamo le deride e
non ascolta; non diamo un nostro buon consiglio ad uno che poi fa l’esatto
contrario. Sarebbe una perdita di tempo.
Cosa vuol dire? L’indegnità non è altro che il nostro
rifiuto dell’amore di Dio per noi e naturalmente il rifiuto dei doni
conseguenti a questo amore. L’amore tra due coniugi e il sacramento del
matrimonio, non sono forse doni dell’amore di Dio per noi?
Anche nella tradizione biblica la veste nuziale
rappresenta le qualità etiche e spirituali della persona; allora visto che nel
testo, portare la veste nuziale è la condizione ultima per partecipare alla
festa, il vestito per noi rappresenta anche la fede che prosegue nell’impegno
operante in gesti e azioni d’amore. Portare l’abito nuziale significa,
realizzare le condizioni per tornare all’adesione a Gesù, significa rivestirsi
di opere e gesti buoni e belli di amore nell’impegno quotidiano, impegnati
nella ricerca della felicità dell’altro, che realizza di conseguenza anche la
nostra felicità.
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