sabato 4 luglio 2020

"Chi sono i piccoli?"


Quattordicesima domenica tempo ordinario anno A

Letture:   Zc 9,9-10    Sal 144    Rm 8,9.11-13    Mt 11,25-30

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».


 
Commento: L’immagine davvero bella e piena di tenerezza che si nota fin dalle prime parole di questo brano evangelico, ci fa sentire quanto sia carico di affetto il rapporto di Gesù con il Padre. Mentre Egli parla, loda e ringrazia Dio Padre per la sua volontà di amore e consolazione, il Signore ci porta dentro in questo rapporto tra i due che rivela come è fatto Dio nella sua essenza, come anche noi dovremmo vivere la sua presenza, così carica di attenzione nei nostri confronti, perché anche noi oppressi da preoccupazioni, sofferenze, insicurezze, angosce e altre difficoltà umane possiamo, se vogliamo, entrare alla scuola di vita che Gesù ci propone.

Ascoltiamo cosa dice Gesù al Padre: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.” Strano che proprio quando tutto attorno a Gesù sembra andare male, l’incomprensione e il rifiuto della sua persona e del suo messaggio, il Signore trova la forza di ringraziare e lodare il Padre. Diversamente di solito facciamo noi, che al minimo insuccesso sperimentiamo frustrazione e delusione. Gesù ribalta questa situazione perché coglie in essa la volontà del Padre che sta portando avanti il suo disegno di Salvezza. Gesù ringrazia per il fatto che la sua missione, stia generando rifiuto da parte di coloro che religiosamente dovrebbero essere più preparati ad accogliere il Messia e la sua venuta, proprio questi gli stanno dando filo da torcere rifiutandolo, mentre sono i semplici, i piccoli ad accettare la sua predicazione, a cercare la sua persona e la sua vicinanza.

Come mai questo paradosso? Per rispondere è importante chiarire chi sono i piccoli per Gesù. Per spiegare la questione, si può usare una immagine che dovrebbe esserci famigliare: pensiamo a un bambino appena nato, o comunque di pochi mesi, egli non è autosufficiente, ha bisogno di tutto, da solo non può procurarsi nulla, ha bisogno della mamma e del papà per poter vivere. Senza essere curato, nutrito, accarezzato e amato non potrebbe esistere. I piccoli per Gesù sono coloro che assomigliano a questo neonato: sono coscienti di questa loro situazione rispetto a Dio, bisognosi di tutto. Sono coloro che si affidano totalmente, si abbandonano nelle mani del Padre perché sanno che solo da Lui viene la vita. I piccoli sono quelli che conoscono se stessi, conoscono la propria fragilità umana, i propri limiti e li prendono sul serio. I piccoli sono quelli che hanno imparato a vivere senza contare troppo sulla loro intelligenza, sulla loro conoscenza e istruzione, se ce l’hanno non le fanno pesare agli altri. I piccoli per Gesù sono coloro che mostrano di accogliere con gratitudine e umiltà il messaggio del Vangelo. Si sforzano di essere come Gesù, è Lui “il mite e umile di cuore”.

Ecco allora la condizione che permetterà ad ognuno di entrare nella straordinaria relazione d’amore tra il Figlio e il Padre. Solo il Figlio sperimenta questa pienezza di relazione d’amore con il Padre, ma un particolare esaltante è quello che Gesù ci comunica in questo rapporto di tenerezza e conoscenza profonda: ad esso sono ammessi anche i discepoli del Figlio! Coloro che come Lui sanno farsi “piccoli”, sanno ascoltare la sua Parola e soprattutto in essa sanno riconoscervi la volontà di Dio che è votata al bene per noi. I discepoli del Figlio si impegnano a ricercare l’umiltà e a viverla nelle loro scelte quotidiane. L’umiltà è il contrario di quella agitazione che sperimentano coloro che devono per forza raggiungere i propri disegni, le proprie aspirazioni più grandi, costi quel che costi. L’umiltà che propone Gesù parte dall’essere innanzitutto in pace con se stessi, riconciliati con i propri desideri.
“Venite”, “prendete”, “imparate”: questi tre verbi rivolti a chi è disponibile ad essere discepolo di Gesù e ad entrare così nel segreto del rapporto pieno di amore tra il Padre e il Figlio.


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