sabato 2 maggio 2020

"La Via del buon Pastore"


Quarta domenica di Pasqua

Letture: 

At 2,14.36-41    Sal 22    1Pt 2,20-25    Gv 10,1-10


 + Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».




Commento: Le letture di questa quarta domenica di Pasqua, portano alla nostra attenzione la figura di Cristo buon Pastore. Gesù è il vero Pastore perché al contrario del mercenario, non viene a sfruttare le pecore ma a dare la sua vita. La conoscenza e l’intimità che c’è tra il Pastore e le sue pecore è unica. Nasce una conoscenza di fondo e quindi un affetto, un alto grado di fiducia e abbandono. Quindi la caratteristica del vero Pastore è dunque il dono di sé.

Gesù è il vero Pastore, non ne esiste un altro. La sua morte e risurrezione sono garanzia di vita e speranza, con esse il Cristo Signore apre un cammino nuovo per l’umanità stanca e sbandata “come pecore senza Pastore” (Mt 9,36, Mc 6,34).

Egli solo è il Pastore che entra per la porta principale, Egli si oppone ai ladri e ai briganti che saltano il muro, scavalcano il diritto di vita dell’intero gregge per rubare loro la dignità e con violenza assicurarsi avidamente il potere e i frutti che il gregge può dare loro. Gesù è riconosciuto da quanti non sono ladri e briganti, a Lui apre ogni “guardiano” perché lo riconosce autentico Pastore. Ognuno di noi è guardiano e custode del proprio cuore e sa riconoscere e aprire alla libertà, all’amore e alla vita, perché sa distinguere l’essere libero dall’essere schiavo, l’egoismo dal dono gratuito, il bene dal male, la vita dalla morte.

Gesù vuole portarci fuori dal recinto delle nostre sofferenze, delle nostre immobilità, delle nostre trascuratezze e preoccupazioni, Egli conduce il popolo fuori, per liberarlo dalla morte; agisce liberamente: entra e chiama; quelli che rispondono al suo invito alla libertà sono i suoi, ed egli li conduce fuori.


Un’altra è l’immagine che approfondisce la precedente: Io sono la porta delle pecore.” La porta ricorda il rientrare a casa che ognuno di noi almeno una volta al giorno vive e assapora. Rientrare a casa, ritrovare sorrisi e abbracci, trovare delle pantofole o ciabatte soffici e leggere che ci mettono a nostro agio, seduti in una comoda poltrona; il pasto fatto di relazioni vere e costruttive che si spiegano nel raccontarsi quotidiano la nostra giornata, i nostri incontri, le nostre gioie e anche le nostre fatiche e frustrazioni. La porta di casa ti fa entrare nella tua vera dimora nella quale fermarsi, calmarsi e pacificarsi. Bene Gesù è la porta, Colui che fa entrare nell’intimità e nella comunione di vita della vera nostra Dimora: il Padre.


Come credenti cristiani, siamo chiamati a cogliere questo come il nostro vero orientamento e la destinazione di tutta la vita degli uomini: tornare a casa, tornare a Dio nostra dimora dalla quale il Cristo è venuto per dirci: “Benvenuti nella nostra esistenza divina”. Il tempo che viviamo allora è un cammino di ritorno, di ricerca, di nostalgia e tutto quello che siamo chiamati a vivere ha un senso che è riferito alla meta che dobbiamo raggiungere. Gesù ci invita ad entrare nella vita di Dio attraverso di Lui, l’unica porta dalla quale è necessario entrare per avere salvezza e speranza di vita.


Nella parabola, notiamo, non viene descritto solamente la figura del pastore, ma si descrive anche il comportamento delle pecore. Qui si scorge allora un terzo elemento: la sequela. La sequela è frutto di una chiamata (le chiama ciascuna per nome, V 3). Il bambino risponde al richiamo della mamma perché tra i due esiste un’appartenenza, (le pecore sono sue) che richiede però un ascolto (ascoltano la sua voce). Chiamata, appartenenza e ascolto sono i tratti fondamentali della relazione, perché fondati in un rapporto forte di fiducia e amore.


Possiamo allora con fiducia seguire il nostro Pastore, perché non solo Egli cammina davanti a noi, ma cammina con noi. Gesù non ci indica una serie di norme e principi, Egli ci invita a condividere la strada che Lui stesso ha percorso. Così noi suoi discepoli, non dovremmo limitarci ad affermare quel che serve per un cambiamento, con criteri, urgenze e cose da fare, ma, invitare tutti ad incamminarsi assieme a noi per seguire la via del Pastore, la Via che è Gesù.

   




Nessun commento:

Posta un commento