venerdì 27 marzo 2020

“Chi crede in me, anche se muore, vivrà. Credi questo?”


5a domenica di Quaresima Anno A

Letture:  Ez 37,12-14   Sal 129   Rm 8,8-11   Gv 11,1-45


Commento: E Gesù continua a rivelarsi progressivamente come ha fatto nelle scorse domeniche. Egli è l’acqua viva che disseta il nostro bisogno di felicità e di infinito e lo fa prima d tutto con la sua Parola (il brano della samaritana). Ancora, Egli è la luce che rischiara le nostre tenebre donandoci la fede, non in una religione, in una dottrina ma nel rapporto vero di amicizia con Lui, (Guarigione del cieco nato).  Lui che è il Cristo mandato dal Padre per rivelare chi è Dio ma anche chi siamo noi uomini, che diventiamo sempre più uomini quanto più assomigliamo a Lui. Nel brano del Vangelo di questa domenica, Gesù, ridando la vita a Lazzaro da quattro giorni nel sepolcro, si rivela come Colui che possiede la pienezza della vita e la comunica a noi.


In queste righe di Giovanni, emergono accenti appassionanti, che riavvicinano Dio alla nostra realtà più vera, profumano di amorevolezza, hanno il gusto dell’incontro, dell’amore famigliare, sanno di bene, sottolineano, cioè, il rapporto tenero e profondo che legava Gesù alla famiglia di Lazzaro. L’evangelista osserva al v. 5 “Gesù amava Marta, e sua sorella e Lazzaro”. Questo atteggiamento di Gesù, è da recuperare anche nei nostri confronti, perché Gesù vuole essere vicino in questo modo a ciascuno di noi, alle nostre famiglie e desidera essere corrisposto. Volevo farvi notare che Gesù stava tornando, anzi era appena sfuggito dalle mani dei farisei, che a Gerusalemme tentarono di lapidarlo, episodio narrato nel brano di Giovanni precedente a questo Gv 10, 22-42. Possiamo solo immaginare con quale stato d’animo il Signore si allontanasse da Gerusalemme, un cuore gonfio di tensione e amarezza, ma sicuro di trovare nella casa di Betania rifugio, comprensione, affetto e serenità. Questo rapporto di amicizia vera, svela il volto di un Dio che sente il bisogno di essere amato, compreso, accolto. Betania ci invita ad un approccio diverso, nuovo, al volto di Dio.

Ed è proprio in questa casa, su questa famiglia che si abbatte una sciagura. Lazzaro si ammala gravemente. Le sorelle mandano qualcuno a avvisarlo. “Signore, ecco, colui che ami è ammalato” (V. 3). Gesù ora lo sa, ma stranamente non fa nulla, al v. 6 è scritto: “Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava”. Che mistero, questo apparente silenzio di Dio, è quasi assordante, non ci da pace. Gesù non guarisce Lazzaro, ma scende a vedere, si fa presente e vicino.

Sapendo che arrivava il Maestro, Marta prima e poi Maria, escono di casa e gli vanno incontro: cercano una parola, un gesto, uno sguardo. Lazzaro è morto ma Gesù era lontano,

Questo succede anche nelle nostre famiglie; qualcuno viene a mancare, e Gesù è lontano.

Qualcosa muore; la fede, la speranza, la fiducia, e Gesù è lontano. Le due sorelle però non disperano. Non capiscono, ma lo stesso non urlano, non inveiscono, non si piegano ad una rassegnata disperazione. Attendono fiduciose. Ora l’amico, il Maestro che conoscono bene è qui.



Il dialogo di Gesù con Marta ci da la principale chiave di lettura del brano. Al v.23, Gesù le promette: “Tuo fratello risorgerà”. E lei risponde come le suggerisce la sua fede giudaica che attende la risurrezione nell’ultimo giorno. Gesù assume questa sua fede e senza annullarla, la supera. Il suo messaggio è molto profondo, Gesù, ridestando Lazzaro dalla tomba, rivela sé stesso: dice chi è Lui per ogni uomo. “Io sono la risurrezione e la vita”. Egli è colui che dispone della vita, lui solo ha parole di vita eterna, la vita divina. Il grido con il quale chiama il suo amico “Lazzaro, vieni fuori” è la voce che rivolta ad ognuno di noi, ci farà uscire dai nostri sepolcri, facendoci partecipare pienamente alla sua vita gloriosa, la vita con Dio. Ma attenzione, questo grido “Vieni fuori” è il grido con cui Gesù chiama gia ora chi è morto spiritualmente, chi non ha più speranza, chi ha perso la fede e si è allontanato, e lo chiama a risorgere e a vivere.

Anche a ognuno di noi Egli grida di uscire dalla tomba delle nostre piccole sicurezze, ci chiama fuori dai nostri pregiudizi, dai nostri schemi mentali, dai nostri egoismi. Ci dice: Vieni fuori da tutto ciò che di freddo e di buio abita in te, che spesso porta incomprensioni, rancori, discordie, divisioni attorno a te e nella tua vita.

Allora risurrezione di Lazzaro, non è solo simbolo della risurrezione futura, ma anche il segno del dono che il Signore gia ora fa a chi crede. La vita eterna il credente la possiede gia fin d’ora in attesa del suo compimento finale. “Io sono la risurrezione e la vita” gia adesso, nel presente, Gesù è per tutti i credenti quella vita divina, eterna che non morirà mai. Se Gesù è in te, non morirai. Questa vita è nata in te nel Battesimo e rinasce ogni volta nel Sacramento della riconciliazione. Chi ha questa fede non può non essere felice e vivere serenamente nonostante le difficoltà della vita.

Ma occorre credere. Come gia nell’incontro con la samaritana e con il cieco guarito, così Gesù vuole condurre alla fede vera Marta, i discepoli, e anche noi; lasciamoci interrogare da questa Parola di Gesù: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà. Credi questo?”.

Credere significa non solo accettare le verità annunciate da Gesù. Ma dire un si totale a Lui, consegnarsi a Lui accogliendolo e vivendo le sue parole, i suoi insegnamenti che sono riassunti nell’amore, il linguaggio che tutti conosciamo bene perché lo doniamo e lo riceviamo ogni giorno nelle nostre famiglie. In tal modo si apre la porta a Lui, che è la Vita, perché dimori per sempre in noi. L’incontro con Gesù porta Marta a professare la sua fede: “Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”. I suoi occhi sono stati aperti. Essa riconosce Gesù come il suo “Signore”, il Salvatore promesso, colui che vive in comunione con Dio suo Padre.

Questo è il messaggio che troviamo anche nella lettera di Paolo, dove egli descrive bene questa esperienza più vera del cristiano. Grazie al Battesimo, che lo ha unito intimamente a Cristo, la realtà nuova nella quale il credente vive, è caratterizzata dalla presenza in lui dello Spirito Santo. “Lo Spirito di Dio abita in voi” espressione che ricorre per ben tre volte. Questa vita trinitaria è destinata a realizzarsi nella totalità della sua persona anche sul piano fisico “Colui che ha risuscitato Gesù dai morti… darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”.

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