30a Domenica del tempo ordinario anno A
+
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai
sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge,
lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il
grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con
tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo
comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo
come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i
Profeti».
Letture: Es 22,20-26 Sal 17 1Tes 1,5-10 Mt 22,34-40
Commento: Tema centrale delle letture di oggi è la “relazione”, non una relazione superficiale o estemporanea, ma “la relazione” quella profonda che da senso alla vita e ci fa esistere. Noi la conosciamo come relazione d’amore. In particolare il Signore oggi ci invita a riflettere sulle due forme di relazione d’amore per le quali siamo stati creati e attraverso le quali dovremmo impostare tutta la nostra vita: l’amore verso Dio e l’amore verso i fratelli e le sorelle.
E qui abbiamo subito da pensare e riflettere sulla provocazione che la Parola di Dio ci presenta nella prima lettura. V. 20 “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto”.
Forse qualcuno di voi ha sperimentato la condizione di “forestiero” in altri stati? Dovremmo prima o poi sperimentarla per poter capire lo stato d’animo di chi è oggi forestiero qui da noi! Forse alcuni nostri nonni, potrebbe raccontarci qualcosa in merito. In passato sappiamo che dai nostri paesi molti se ne sono andati a cercar lavoro per sostenere la propria famiglia. Se ci fosse qui qualcuno di questi fratelli ci direbbero sicuramente la grazia e la felicità di aver trovato un lavoro all’estero, ma anche ci racconterebbero quello che hanno passato per vivere lontano dagli affetti, le difficoltà incontrate, le ingiustizie e le umiliazioni sofferte. Bene ora noi dobbiamo chiederci: cosa abbiamo imparato da questo nostro passato? Quale attenzione e accoglienza stiamo dando allo straniero che vive tra noi?
Lo straniero come la vedova o l’orfano, rappresentano come sappiamo quelle categorie che al tempo di Gesù vivevano in situazioni di indigenza, non avevano la forza e nemmeno la possibilità di far valere i propri diritti. Noi oggi oltre allo straniero conosciamo altre realtà emarginazione e povertà, non solo di mezzi materiali; ecco, questo brano ci indica nell’amore, nell’attenzione, nella solidarietà verso queste categorie, il modo di vivere concretamente l’amore di Dio.
Questa è la verità che Gesù conferma ma anche chiarifica nel racconto di Matteo.
Qui vediamo al v. 35 un dottore della legge fa una domanda di sfida, una domanda da esperto e quindi, secondo lui, una domanda molto impegnativa per un semplice falegname di Nazareth. “Qual è il grande comandamento? Oltre ai dieci comandamenti, sappiamo che i farisei conoscevano e osservavano numerosi precetti e divieti per un totale di 613. Era importante però sapere qual è il principio di tutte queste leggi perché altrimenti poteva succedere che invece di favorire la vita esse riuscivano soffocarla in una semplice osservanza senza l’esenziale.
Per renderla più accessibile anche alla nostra realtà odierna, e alla nostra situazione di fedeli cristiani d’oggi, potremmo tradurre questa domanda in questo modo: Cosa è essenziale vivere per un discepolo di Gesù? Andare in chiesa? Pregare? Farsi battezzare? Fare elemosina? Cosa?
L’essenziale, dice Gesù, è amare. Amerai! Dio è amore e ci comanda di amare.
Detto e ascoltato da Dio, questa è più una raccomandazione, è un affidare a noi la possibilità di vivere del suo amore, rispondendo ad esso con l’amore ricambiato verso di Lui, e verso i fratelli. Ecco l’essenza della legge che Gesù richiama. L’amore non è solo il mezzo per custodire la vita: l’amore è il fine della stessa vita. Dicevo all’inizio, noi siamo stati creati per amare Dio e se amiamo Dio non possiamo non amare ogni creatura che è stata creata da Lui, a partire dai nostri simili.
Infatti Gesù aggiunge al v. 39 “Il secondo comando è simile al primo… amerai il prossimo tuo come te stesso” L’originalità della risposta di Gesù non sta nel avere risposto giusto citando i due comandamenti, ma nell’averli resi simili, facendo del primo il criterio di verifica del secondo e viceversa. L’amore con cui amo il prossimo è lo stesso amore con cui amo Dio. Il problema è che non sempre noi sappiamo amare così, ci risulta difficile, ci costa, perché richiede di rinunciare a noi stessi, ai nostri interessi, ai nostri modi umani di pensare e di agire. Ma chi non ama vive nel buio, nella solitudine, nella morte.
Allora noi possiamo vivere il comando dell’amore solo se scopriamo e accettiamo di essere amati da qualcuno ma soprattutto da Dio. Questo è il dono dello Spirito Santo, che bisogna chiedere. Lo Spirito che è stato effuso a noi dalla croce, davanti alla quale nessuno può più dubitare dell’amore di un Dio che da la vita, rinunciando a se stesso, il proprio essere Dio, spogliandosi di tutto perché tutto di Lui diventi dono. Allora ci diamo un consiglio, ogni volta che non riusciamo ad amare, poniamoci qualche minuto davanti al crocifisso e chiediamo la forza dello Spirito perché ci insegni ad amare come Gesù.